
Cristalda e Pizzomunno, l’amore vero vince sempre
Il potere di una storia ha a che fare con un verbo preciso. Unico e magnifico: affascinare. Per poterlo definire, un avverbio deve amplificare un altro verbo. Affascinare è attrarre irresistibilmente. Senza scampo, senza tempo. Con l’ineluttabilità del frangiflutti sul bagnasciuga della spiaggia di Vieste, ai piedi del Pizzomunno.
Lì, si narra, visse Cristalda, una delle fanciulle più belle mai viste sulla faccia della terra. Le sirene della costa, non riuscendole a rubare l’amato Pizzomunno, alimentarono nei suoi confronti una insanabile gelosia. Un giorno la rapirono, sottraendola al suo bel pescatore. La portarono al largo e la sprofondarono negli abissi sotto gli occhi dell’uomo, legandola al fondale con delle catene.
Pizzomunno, inerme, stette sulla spiaggia ad attendere l’amata, piangendo tutte le sue lacrime. Di lì non si mosse più, fino a rimanere pietrificato come un monolite.
Le sirene, commosse da tanto amore, ogni cento anni allentano le catene di Cristalda e consentono ai due amanti di riabbracciarsi. Ma sul far della sera, le odiose tiranne riportano la bella ragazza nelle profondità del mare e tutto torna come prima. A Pizzomunno non resta che gemere insieme alle onde che si infrangono sulla spiaggia per altri cent’anni.
Di questa leggenda esistono diverse versioni e molte varianti che nei secoli si sono rincorse tra i vicoli della città vecchia, sulle barche dei suoi pescatori, sulle spiagge dove un tempo attraccavano re, mori e pirati e ora arrivano turisti da tutto il mondo.
Una leggenda emersa tra migliaia di sue simili sul palco dell’Ariston di Sanremo 2018 grazie alla voce di Max Gazzè. Una canzone, “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”, con delle sonorità oniriche, dolcemente sussurrate alle nostre orecchie come la promessa che tornerà, lunga e calda, un’altra estate. I suoi versi viaggiano su note dolci come la brezza del mare e ci regalano una storia immortale, predisposta a trovare sempre qualcuno che non vedrà l’ora di narrarla.
Una storia potente, con un climax narrativo che va in loop. E se è vero che raccontare non basta, bisogna emozionare, qui siamo alle prese con un incantesimo che ci costringe a riavviare la musica ogni volta che finisce. La potenza della storia fa passare in secondo piano anche la voce del cantante. Siamo ipnotizzati dalle parole, non vogliamo perdere il filo della storia. Sapere come va a finire è un dovere preciso, prima che un diritto acquisito.
Il valore eterno e universale dell’amore si incarna mirabilmente nei suoi protagonisti, i quali pur di non sacrificare il loro bene più prezioso sono disposti ad accettare la sfida delle invidiose sirene e ad attendere cent’anni per potersi legare insieme una sola notte. L’amore vero, come una buona storia, si fa beffe dell’infinito. Vince tutto, sempre.
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